Settant'anni contro venti e maree

Storia documentaria del Partito Comunista Internazionalista dalle origini ai nostri giorni. Nuova pubblicazione a cura dell'Istituto Prometeo. Due volumi, ca. 900 pagine. Segue un estratto dell'introduzione. È possibile richiedere il libro presso le nostre sezioni, oppure dal sito web: leftcom.org

Queste righe di presentazione del libro hanno un duplice scopo. Innanzitutto quello di proporre ai lettori, simpatizzanti e compagni, una sintesi guidata delle posizioni politiche del Partito Comunista Internazionalista dalla sua costituzione nel 1943 sino ai giorno nostri. Pur nel “breve” excursus temporale, la nostra organizzazione ha attraversato i più importanti avvenimenti economici, storici e politici che hanno travagliato la vita politica del proletariato italiano ed internazionale. In seconda istanza, quello di mostrare, a settant’anni dalla sua nascita, la continuità politica e di elaborazione teorica sulle premesse della tradizione della Sinistra italiana.

Si tratta dunque di un insieme di articoli apparsi sugli organi di stampa del Partito, dalla rivista “Prometeo clandestino” – che ha preso le mosse nel cuore delle seconda guerra mondiale e si è presentato come strumento di analisi e propaganda sin dai primi passi organizzativi del partito stesso – ai documenti apparsi in apposite pubblicazioni sui Congressi e sulla formazione del Bureau Internazionale prima e sulla nascita della Tendenza Comunista Internazionale poi. Naturalmente, il grosso dei documenti è tratto da Battaglia Comunista e Prometeo nuova serie (1945-46) che continuano ad essere il punto di riferimento politico per chi non ha abbandonato la via maestra del marxismo rivoluzionario e il senso della necessità della ripresa della lotta di classe e del suo strumento politico che è il partito.

Gli articoli e le prese di posizione riportate, con un breve commento introduttivo, mostrano la peculiarità delle analisi profondamente calate nel periodo storico di riferimento. Per semplicità espositiva e necessità didattica abbiamo confezionato l’enorme materiale, non tutto ovviamente, seguendo una traccia cronologica e politica che dalla seconda guerra mondiale, dal ruolo imperialistico della Unione Sovietica e dal comportamento controrivoluzionario del PC d’Italia, passando per tutta la fase della ricostruzione economica degli anni sessanta, arriva all’attuale crisi economica con tutte le modificazioni del caso, sia sul terreno della riorganizzazione del moderno capitalismo, sia su quello della scomposizione e ricomposizione di classe che ne è seguita. Senza avere la presunzione di presentare una sorta di“talmud” delle esperienze della Sinistra italiana, ma, al contempo, senza correre il rischio di proporre uno “zibaldone” indifferenziato di sintesi giornalistiche sulle varie questioni, abbiamo scelto, argomento per argomento, fase storica per fase storica, le puntuali analisi che ci hanno caratterizzato nell’arco di tutti questi anni. Non è la storia del partito Comunista Internazionalista, anche se nel vasto contesto degli scritti si ritorna in più occasioni sull’argomento, non è nemmeno una pedissequa esposizione di tutte le posizioni politiche dell’organizzazione, ma prevalentemente una rassegna di quelle fondamentali che caratterizzano la nostra organizzazione, attraverso la presentazione di scritti analitici sulle più importanti questioni politiche ed ideologiche che hanno fatto parte delle vicende della classe all’interno di un capitalismo domestico e internazionale sempre più in crisi e sempre maggiormente costretto ad attaccare i livelli di vita, intensificando lo sfruttamento del proletariato.

Il filo rosso che lega tutti questi episodi mette in evidenza cinque grandi corpi di tesi.

Il primo riguarda la necessità della permanenza del partito rivoluzionario, quale strumento politico della lotta di classe, indipendentemente dalle fasi della stessa, fasi di attacco contro il capitale, di difesa dalle sue aggressioni e fasi in cui la lotta di classe latita perché non in grado, per impedimenti obiettivi e soggettivi, di rispondere adeguatamente all’avversario di classe. Il ribadire questa posizione è l’antidoto a tutte le teorizzazioni delle “ritirate” più o meno strategiche che, periodicamente, si affacciano sulla scena politica. Antidoto al nichilismo del “non c’è nulla da fare” o, peggio ancora, alla dichiarata impotenza ad avere una chiara visione dei meccanismi che determinano il rapporto tra le condizioni obiettive che promanano dal muoversi dei fattori economici a quelli soggettivi che, pur subendoli, li dovrebbero cambiare, consolandosi con una banale considerazione: “la classe non si muove, fermiamoci a studiare”, come se lo studio, l’osservazione dei fenomeni sociali non fossero una priorità costante dei rivoluzionari. Al pari, ma in termini rovesciati, l’avanguardia politica deve avere la lucidità di rintuzzare le fughe in avanti, gli attivismi volontaristici che finiscono per essere l’anticamera dell’opportunismo.

Il secondo è relativo all’analisi sul percorso storico dei sindacati che, da strumento di contrattazione della forza lavoro, si sono trasformati in strutture di controllo e programmazione del costo del lavoro, anteponendo le compatibilità del sistema economico alla sempre più ridotta rivendicazione economica sino all’imposizione delle famigerate “politiche dei sacrifici”. A corollario ci sono una serie di analisi sul sindacalismo in generale e su quello di base che, pur abbaiando alla luna con il suo radical-riformismo, finisce per rientrare nei ranghi del sindacalismo tradizionale, per lo meno per quanto riguarda l’efficacia e la contrattualità delle sue rivendicazioni. La nostra posizione sul sindacato è, certamente, tra i punti caratterizzanti l’impianto politico del programma del Partito Comunista Internazionalista, quella che maggiormente caratterizza la “politica dell’intervento” nella moderna fase del dominio del capitale monopolistico, fuori dalle vecchie utopie che recitano ancora la possibilità di un recupero del sindacato ad una politica di classe come cinghia di trasmissione tra la classe stessa e il partito. O che, in alternativa, predicano la creazione di nuovi sindacati in una fase di montata rivoluzionaria che, al contrario, dovrebbe prevedere il rafforzamento dello strumento politico della rivoluzione, il potenziamento dei Consigli e non, quello obsoleto, della contrattazione economica che ne rallenterebbe la crescita, confondendone gli obiettivi strategici.

Il terzo corposo elemento che viene preso in considerazione contiene una serie di analisi sull’attuale crisi che, per comodità di discorso, viene comunemente definita dei “sub prime”, la crisi della speculazione o dell’economia di carta in contrapposizione all’economia reale. Gli articoli proposti nella selezione hanno lo scopo di mostrare come questa crisi che si è espressa nel settore finanziario, che è esplosa come conseguenza di una serie di fattori speculativi arrivati a maturazione, meglio sarebbe dire a putrescenza, in realtà sia il frutto di un pesante affanno che proviene dai meccanismi della produzione. Nei fatti, le crescenti difficoltà del capitale a realizzare saggi del profitto sufficientemente remunerativi, hanno costretto la macchina produttiva capitalistica a fuggire i sempre più angusti spazi del mercato per rincorrere i miraggi della speculazione, dando vita a gigantesche “bolle” che, una volta esplose, sono ritornate sulla già precaria base economica che le aveva favorite, devastandola pesantemente.

Sempre in sintesi, l’obiettivo è quello di dimostrare come questa crisi non sia un momento congiunturale, una crisi come tante altre, ma l’inevitabile conseguenza di un processo storico di sempre maggiore difficoltà ad avere saggi del profitto accettabili per il capitale produttivo pur aumentando gli investimenti e le capacità di sfruttamento. Con l’inevitabile “corollario” della disoccupazione, dell’immiserimento di settori numericamente importanti della popolazione, di prospettive di precarietà lavorativa e selvaggio sfruttamento per il proletariato, sempre che lo spauracchio della guerra, da latente, non diventi l’ultima via da imboccare per una tragica “exit strategy” della più profonda crisi capitalistica dal secondo dopoguerra ad oggi.

Il quarto riguarda l’atteggiamento politico assunto nei confronti della questione delle guerre di liberazione nazionali e, più in generale, dei nazionalismi che ancora oggi occupano, a vario titolo, le cronache delle tensioni economiche e politiche internazionali, inevitabilmente intrecciate con le vicende degli schieramenti imperialistici. Il materiale proposto denuncia l’assoluta necessità da parte dei proletariati, sotto qualunque latitudine vivano il loro sfruttamento, di uscire dalla gabbia del nazionalismo borghese e dai tentacoli dell’imperialismo, che molto spesso coincidono, per tentare un percorso indipendente di classe, sola e unica condizione per il superamento del capitalismo, del suo modo di porsi imperialistico, contro i meccanismi economici di immiserimento della stragrande maggioranza della popolazione, contro le sue guerre e la barbarie sociale che ne deriva.

Il quinto e ultimo, non per importanza ma per scansione cronologica, è quello inerente alla formazione di un organismo politico internazionale. I documenti riportati riguardano i punti di maggiore rilievo delle prime conferenze internazionali, i dibattiti sulla crisi, sull’intervento, sul rapporto partito – classe quali momenti di distinguo e di assonanze politiche tra i vari raggruppamenti che vi hanno partecipato. Vengono anche proposti in maniera sintetica i documenti di costituzione del Bureau Internazionale quale prima struttura organizzativa a livello internazionale, il suo programma e le linee politiche di orientamento.

Lo stesso vale per la costituzione della TCI (Tendenza Comunista Internazionale) che rappresenta il secondo passo verso la costruzione dell’Organizzazione internazionale del proletariato mondiale.

Abbiamo, infine, deciso di aprire il libro con quattro documenti particolari: il primo e il secondo sono lo “Schema di Programma” e la “Piattaforma politica del Partito” che, redatti nel 1944, in piena guerra, furono i primi documenti nei quale il Partito espose in forma programmatica le sue posizioni, la sua prima piattaforma. Seguono i “Punti di orientamento” redatti all’indomani della fine della guerra, il 1° maggio 1945, e un omaggio ad una delle figure di maggior rilievo del Partito, l’intervento introduttivo di Onorato Damen al Primo Congresso del Partito, a Firenze, nel 1948.* Prima di chiudere vogliamo segnalare al lettore che tutti gli interventi in corsivo sono redazionali, mentre il resto è riproposizione di testi originali, la cui provenienza abbiamo cercato di indicare puntualmente.

Buona lettura.

A tutte le compagne e i compagni
che hanno lottato, lottano e lotteranno
affinché, domani, le nuove generazioni possano crescere
in un mondo di liberi ed uguali, in armonia con la natura

Domenica, June 22, 2014

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non sono riuscito a trovare il prezzo, vorrei ordinarlo

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.