L’insurrezione di Boko Haram in Nigeria, un’eredità dell’imperialismo

Esattamente un anno fa il presidente Jonathan Goodluck ha dichiarato lo stato di emergenza negli stati del nord-est della Nigeria per combattere l'insurrezione di Boko Haram. Ha ricevuto anche il sostegno degli Stati Uniti che hanno inserito questo gruppo nella loro lista delle organizzazioni terroriste. Ma la mossa non sembra essere stata molto efficace. Oltre al sequestro molto pubblicizzato di più 260 ragazze dalla loro scuola di Chibok, Boko Haram ha ucciso oltre 2.265 persone triplicando il numero delle sue vittime dal 2009. Questo non è proprio ciò che il governo nigeriano auspicava che il mondo vedesse. Con le elezioni che si terranno entro 8 mesi, infatti, preferirebbe che l’attenzione fosse focalizzata sul "successo economico" della Nigeria.

Con un PIL ora ricalcolato a 509 miliardi di dollari, la Nigeria ha appena superato il Sud Africa, ottenendo il primato di più grande economia africana (1). Sotto l'attuale ministro delle finanze Ngozi Okonjo - Iweala, ex dirigente della Banca Mondiale, il capitale straniero è affluito nel paese.

Più di 21 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri sono piovuti in Nigeria nel 2013 con una crescita del 28% rispetto all'anno precedente. Secondo Ernst & Young il paese ha attirato la maggiore massa investimenti esteri diretti che si è registrata nell’Africa sub-sahariana dal 2007 (2).

E, nonostante il rilievo nei media prodotto dalla atrocità di Boko Haram in Chibok e Jos nelle ultime settimane, questa fiducia non è diminuita.

La Borsa nigeriana è diminuita solo l'1 % principalmente perché si considera che i ritorni degli investimenti siano molto più alti lì che altrove. La propaganda del governo nigeriano decanta rendimenti del 30% per gli investitori stranieri. Non c'è da stupirsi che Jon O'Neil (ex membro della Goldman Sachs che ha coniato il termine BRICs ) abbia messo la Nigeria nel gruppo dei prossimi paesi più promettenti, i cosiddetti MINTs (Messico, Indonesia , Nigeria e Turchia ) che, con le loro politiche "orientate al mercato", potrebbero raggiungere tassi di crescita simili a quelli della Cina.

In termini formali forse è così, ma per quelli di noi che non controllano enormi masse finanziarie questa crescita appare come una chimera. Abbiamo sentito per decenni che, con la fine del colonialismo, le ex colonie sarebbero diventate economie autosufficienti e si sarebbero avvicinate allo standard di vita delle nazioni dei loro antichi padroni imperialisti. Erano chiamati "paesi in via di sviluppo", ora e sono semplicemente "mercati emergenti" - luoghi in cui chi è già ricco può investire e diventare ancora più ricco, ma le popolazioni locali non migliorano i loro livello di vita e di fatto la qualità della vita è diminuita in funzione della globalizzazione del mercato capitalistico.

La Nigeria ne è un esempio calzante. Pur avendo un PIL che si avvicina a quello della Svezia, il 62% della popolazione (105 milioni di persone) vive al di sotto quella che la Banca Mondiale definisce la soglia di povertà (3). Ma anche questa fredda statistica dà solo una minima idea della disperazione della situazione dei poveri. Solo la metà della popolazione ha accesso all'acqua potabile o a servizi igienico-sanitari. La definizione di povertà della Banca Mondiale è distorta per dare l’impressione che il capitalismo globalizzato stia sollevando la condizione della classe operaia. Secondo Jeffrey Sachs, direttore del progetto Millenium delle Nazioni Unite:

gli sfruttatori di manodopera sono il primo gradino sulla scala che porta fuori della povertà estrema (4).

Nei fatti la soglia di povertà (la linea sotto la quale è impossibile condurre una vita dignitosa) adottata dalla Banca Mondiale a 1,25 dollari al giorno è così bassa che:

Se applicata alla Gran Bretagna, sarebbe equivalente a 37 persone che vivono con un solo salario minimo (5).

A questi livelli la parola "dignità" è fuori luogo. E l’assunto di Sachs, secondo cui devi vivere nel mondo monetizzato per essere "benestante", perde di vista un punto saliente: la maggior parte degli abitanti della ricca area agricola del nord della Nigeria stavano meglio quando erano contadini che conducevano un'agricoltura di sussistenza sotto il colonialismo di quanto non stiano oggi. Se poi andiamo indietro nel tempo, quando l'imperialismo non aveva raggiunto l'Africa, in termini di qualità della vita, stavano probabilmente meglio ancora. E non stiamo sostenendo che questa fosse una "età dell'oro", lungi da ciò, ma oggi è il capitalismo che, con le sue esigenze imperialiste assistite dalle élites cleptocratiche locali, sta rovinando come mai prima le vite di miliardi di persone nel mondo. E se la Nigeria è una vetrina di ciò che significa sviluppo capitalistico, allora non è necessario sforzarsi molto per capire perché una formazione abbastanza disorganizzata, male armata e presumibilmente frammentata come Boko Haram ha trovato terreno fertile per la sua causa.

Il nord

La Repubblica federale di Nigeria è un prodotto artificiale dell'imperialismo e del colonialismo. Oltre un secolo fa, gli inglesi hanno racchiuso entro i confini dello stato di oggi qualcosa come 200 gruppi linguistici diversi e 500 gruppi tribali. La totale artificialità del costrutto si è dimostrata già 7 anni dopo l’ "indipendenza” acquisita nel 1960, quando la regione sud orientale ha cercato di separarsi come Biafra. Questo è successo dopo i massacri operati dei musulmani contro i cristiani Igbo che là erano in maggioranza, il tutto a seguito di un colpo di stato militare nel 1966. Questo ha portato a una sanguinosa guerra civile in cui la Gran Bretagna, Israele e l'Unione Sovietica hanno armato il governo federale, mentre altri stati, ma soprattutto la Francia, discretamente vendevano armi al Biafra. Come risultato di questa festa per i fabbricanti di armi, un milione di persone morirono per la guerra e la carestia nei tre anni prima che i biafrani fossero sconfitti.

Al momento dell'indipendenza, il nord della Nigeria, con le sue risorse minerarie e il terreno fertile, produceva la maggior parte delle entrate della Nigeria, ma la scoperta del petrolio nel delta del Niger ha fatto sì che la maggioranza degli investimenti, che erano principalmente stranieri, fosse deviata lì. Le principali scoperte di giacimenti petroliferi (1973) arrivarono troppo tardi per i separatisti del Biafra, ma hanno svolto un ruolo importante nel distorcere l'economia nigeriana e il suo sistema politico. Mentre la maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, con una aspettativa di vita di 52 anni, è emersa una nuova generazione di miliardari imperniata sulla ricchezza petrolifera dello stato. Lo stato distribuisce i contratti ad imprese private che ai sensi del decreto di “indigenizzazione” devono tutte essere in società con "nigeriani nativi" (in questo si risolve la “costruzione nazionale” nel mondo ex -coloniale). Dato che la Nigeria è stata governata per 33 dei suoi 54 anni di esistenza da dittatori militari, che hanno tutti arricchito se stessi mentre erano al potere, non sorprende che la corruzione sia diventata la normalità delle cose.

L'assunzione del potere statale da parte di comandanti militari e alti funzionari non ha eliminato la politica di assegnazione delle risorse. E' semplicemente cambiata la forma. L’accesso alle opportunità è controllato non da politici eletti con elettori da ricompensare, ma da governanti militari... Sia a livello statale che federale le risorse erano assegnate da una cricca di addetti ai lavori... I burocrati fungono da "doganieri"... Quando aprono e chiudono il cancello possono esigere in cambio un pedaggio (6).

Questo non cambia con la restaurazione del governo civile nel 1999. Il meccanismo è però diventato più complesso. Funziona in varie forme come il clientelismo (in Nigeria lo chiamano prebendalismo) per cui il controllo di qualche aspetto delle attività di estrazione del petrolio dà alle cricche locali la possibilità di comprare sostegno. Oppure può essere sotto forma di nepotismo, visto che i tradizionali legami tribali richiedono attenzione alla promozione della famiglia allargata. Tutti i partiti operano su questa base che, come si avvicinano le elezioni, è implementata da esecuzioni extragiudiziali di oppositori e corruzione dei funzionari incaricati di gestire le elezioni. Secondo il rapporto di Transparency International 2012 la Nigeria si colloca al 139’ posto su 176 nazioni, ovvero come uno degli stati più corrotti del pianeta. L'attuale presidente Goodluck Jonathan è un prodotto di questo sistema e gode di una posizione dominante nella vita politica con il suo partito che occupa due terzi dei seggi in entrambe le camere. Così, quando il Governatore della Bank of Nigeria, Lamido Sanusi, ha annunciato che c'era un ammanco di 20 miliardi dollari nei conti delle compagnie petrolifere dello stato su un periodo di 19 mesi, la risposta di Jonathan non è stata di indagare sul reato, ma di defenestrare chi lo aveva svelato (nonostante il fatto che non avesse alcun potere costituzionale di farlo). Esperti economici internazionali indipendenti hanno analizzato i dati presentati da Sanusi e lo hanno sostenuto. Sanusi stesso in precedenza può essere stato causa del suo destino, avendo sottolineato l'effetto distorsivo che la ricchezza proveniente dal petrolio aveva sulla Nigeria e in particolare sull'abbandono del Nord.

C’è tanta povertà nel nord perché si è pensato alla Nigeria come a un’economia basata sul petrolio. Se invece si fosse pensato che è un paese ricco di minerali e di potenziale agricolo, ma che è senza sbocco sul mare e che ha bisogno di avere collegamenti con la costa, si avrebbe avuto uno sviluppo diverso (7).

Ma la monocultura del petrolio rappresenta il lubrificante per gli ingranaggi del sistema e così, in mezzo secolo di indipendenza, non è stato fatto niente per cambiare. Non solo non ci sono strade degne di questo nome, ma non si può neanche contare sull’elettricità in tutta la Nigeria. Il 75% dei nigeriani è molto povero, ma i poveri sono tre volte più numerosi al Nord che al Sud. E la carriera di Goodluck Jonathan non è di quelle che gli permetta di trattare con l'insurrezione di Boko Haram nel nord.

Boko Haram

Il tasso di disoccupazione ufficiale in Nigeria è di circa il 23%, ma questa è ovviamente una sottostima. Secondo una recente indagine, un milione di nigeriani si contendevano 5000 posti di lavoro. In tutto la Nigeria l’istruzione è gratuita, ma non è considerata adeguata, così meno del 30% dei posti disponibili a scuola sono utilizzati. Nel Nord ancora meno e nei 12 Stati in cui la sharia è già operativa da 14 anni, l'alfabetizzazione femminile è al 5%.

Inutile dire che la maggior parte dei disoccupati si trovano negli stati musulmani del nord. Qui le agenzie internazionali, con i loro programmi "orientati al mercato" e di bilanciamento del budget, hanno fatto peggiorare la cose. Fino a poco tempo fa c’erano alcune industrie statali a Kano e Kaduna, ma sono state chiuse per motivi di "inefficienza", questo nonostante il fatto che il peso del debito dello stato nigeriano è ora solo pari al 12% del PIL. Dal 2007 le produzioni industriale e agricola sono diminuite in termini di contributo al PIL globale e sono state sostituite dalla crescita delle telecomunicazioni e dei servizi. E’ un mondo bizzarro quello in cui quasi tutti hanno un telefono cellulare, ma solo la metà della popolazione ha accesso a servizi igienici o ad acqua pulita. Ma questa contraddizione è niente in confronto all’abisso che c’è in termini di ricchezza e di opportunità. Mentre la vita della massa della popolazione è segnata da analfabetismo, malnutrizione, malattie (la Nigeria è uno dei pochi paesi che non ha ancora debellato la poliomielite) e squallore, chi gira nei corridoi del potere sperpera dollari a miliardi. I funzionari pubblici rubano senza ombra di vergogna perché nessuno è punito o finisce in carcere.

In tali condizioni materiali non è sorprendente che emerga un'organizzazione che pretende di aver individuato la fonte di tutti i problemi della Nigeria. Qualche tempo dopo l'attacco americano all'Afghanistan, si è formato nel nord-est del paese un gruppo che si autodefinisce "Talebano". Circa un anno dopo, nel 2002, questo oscuro gruppo salafita era guidato da un predicatore carismatico, ma non molto colto, chiamato Mohammed Yusuf. Si autodefiniva ’Incaricato del popolo alla diffusione degli insegnamenti del Profeta e della Jihad'. I locali lo hanno soprannominato (forse ironicamente) "Boko Haram" (o "l'educazione occidentale è proibita"). Dire che sia oscurantista non è esagerato. Guarda indietro a un passato islamico idealizzato, anche se, come altri gruppi radicali islamici moderni, ad esempio quelli che hanno cercato di distruggere il centro di cultura islamica a Timbuktu un paio di anni fa, non rispetta la cultura di quel passato. Si batte per l'estensione della sharia a tutta la Nigeria, dando la colpa della situazione in cui il paese si trova alle influenze occidentali. Non era violento in origine, ma il suo programma anti-occidentale era attrattivo per molti giovani (uomini) che si sono trovati senza lavoro o con vite senza significato.

Nel 2009 il gruppo sembra fosse frustrato dal fatto che il governo locale nello stato nord - orientale di Borno, non adottava la sharia e ha lanciato una rivolta armata in quella zona. L'esercito nigeriano ha reagito con ferocia brutale e indiscriminata uccidendo civili innocenti così come membri di Boko Haram. Ha anche catturato e ucciso Mohammed Yusuf dichiarando che Boko Haram era stata sconfitta.

In realtà ora è passata sotto la guida di Abubakar Shekau, vice di Yusuf , il quale ha instaurato legami con Al-Qaeda nel Maghreb islamico, che probabilmente comprendono addestramento, finanziamento e approvvigionamento di armi. Tuttavia questi collegamenti non devono essere sovrastimati, a giudicare dal silenzio che si è avuto nel 2014, le atrocità di Boko Haram non hanno conquistato l'approvazione degli altri gruppi jihadisti legati ad Al-Qaida. Sembra in effetti che siano sempre più divisi e che un nuovo gruppo si sta formando, Ansaru, il quale ha condannato l'uccisione indiscriminata da parte di Boko Haram sia di musulmani che di cristiani come "non islamica”. La guerra civile, che imperversa ormai da 5 anni, è ora arrivata al di là delle tre province del nord-est colpite dalla povertà (Yobe , Borno e Adamawa ) in cui ha le sue basi Boko Haram. L'esercito è dispiegato in 25 dei 36 stati della Nigeria. Le conseguenze della guerra civile per le popolazioni locali sono state, come sempre, tremende. 12.000 persone sono state uccise e almeno 300.000 sono divenute profughi dentro e fuori i confini della Nigeria. L'esercito, che ha iniziato la campagna con brutale spavalderia e massacri indiscriminati (negati dal governo, ma tutti confermati da Amnesty International), non è visto dalle popolazione del nord-est in maniera migliore degli insorti. Ora i soldati hanno così paura di entrare nel Borno che le truppe inviate recentemente si sono ammutinate dopo che 11 di loro sono stati uccisi in un agguato. La corruzione, che è endemica nella società è evidente nell’esercito più che altrove. Visto un tempo come il "migliore" in Africa occidentale e dispiegato in molte missioni di peace-keeping, negli ultimi anni è degenerato nonostante un aumento del suo bilancio a 5,8 miliardi di dollari. Nessuno sembra sapere dove va a finire tutto questo denaro. Hanno speso 15 milioni di dollari qualche anno fa per acquistare da Israele droni con dispositivi a ricerca di calore. Sarebbero stati utili per rintracciare le ragazze di Chibok, ma non sono mai stati utilizzati perché non è mai stata fatta manutenzione. Oggi l’esercito sembra essere disarmato di fronte a Boko Haram, che include bambini soldato nei suoi ranghi e che sembra ricevere armamenti più sofisticati, probabilmente attraverso il Sahara dopo la caduta del regime di Gheddafi in Libia. Vista la reputazione che ha l'esercito di commettere atrocità, gli stati occidentali sono stati più riluttanti nel mandare armi e know -how rispetto ai bei vecchi tempi della Guerra Fredda, quando massacrare i Biafrani non era un problema.

Il governo di Goodluck Jonathan comprende ora che l'esercito non può sconfiggere un'insurrezione che ha il suo terreno all’interno della giungla e radici nel malessere socio-economico degli stati del nord. Alla fine ha deciso di lanciare un cosiddetto "Piano Marshall” multi-miliardario per il nord per creare infrastrutture e sviluppare l'agricoltura. Ma prima devono inviare aiuti, visto che il Dipartimento Internazionale per lo Sviluppo descrive la situazione alimentare di 4,3 milioni di persone come "terribile". Data la corruzione cronica dello stato nigeriano possiamo supporre che i burocrati di Abuja si stiano fregando le mani nell’attesa. La Nigeria è solo uno degli esempi più grossolani di come l'avidità di una élite locale, collegata al sistema capitalista mondiale, è in grado di infliggere miseria a milioni dei suoi cittadini.

Un motivo in più per noi per continuare a lottare per un mondo migliore di quello che questo marcio sistema potrà mai offrire.

(1) Vedi ft.com Bisogna sottolineare che molti nigeriani ritengono che questo improvviso raddoppio del PIL (compreso un 30 % addizionale proveniente dalle attività illegali) non sia credibile ed è molto significativo che ci siano elezioni previste entro 8 mesi.

(2) money.cnn.com

(3) Secondo fonti CIA. Vedi abcnews.go.com

(4) J. Sachs The End of Poverty: How We can Make it Happen in Our Lifetime (Penguin, 2005)

(5) Benjamin Selwyn “The working class does the job” in Le Monde Diplomatique (English edition March 2014)

(6) Terisa Turner “State Power and the Nigerian Military” ristampato in Sub-Saharan Africa (edited by C Allen and G Williams) Macmillan 1982

(7) ft.com

saharareporters.com

Lunedì, June 23, 2014

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.