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Per la serie: Criticando l’economia politica - Con chi abbiamo a che fare…
Signori, in piedi e giù il capello! Sul palco Alberto Bagnai, “l’economista anti euro di sinistra corteggiato dalla destra”, il quale si “batte” (?) contro l’unione monetaria che sarebbe all’origine della crisi. Il mondo scientifico e accademico, con a fianco Grillo, si starebbe letteralmente masturbando su questo tema, seguito da alcune compagini politiche (di sinistra e di destra) alla ricerca di spazi elettorali.
Bagnai è niente di meno che professore di Politica economica nell’Università Gabriele d’Annunzio di Pescara ed è collaboratore del Centro di ricerca in economia applicata alla globalizzazione dell’Università di Rouen. Suo il libro: “Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa”.
Come se non bastasse, risale al 1992 una sua tesi di dottorato in scienze economiche (di cui Bagnai si vanta) e nella quale con grande… acume sottolineava i pericoli di una politica di austerità per abbassare il debito pubblico. Con tali “studi” ecco un Bagnai che dopo aver “previsto” (nel 2011) il “fallimento del Governo Monti” è passato oggi a prevedere il fallimento dell’euro…
“Il vento – osserva Bagnai – non si può fermare con le mani”. È vero, ma neppure lo si può fermare con i pensieri, soprattutto quando provengono da certe fonti!
Impegnato a “salvare i cittadini dalla moneta unica”, dopo che per anni “ha votato per il Partito comunista italiano finché ne ha avuto l’opportunità”, Bagnai sembra allarmato dalla compressione dei diritti delle classi lavoratrici, dall’umiliazione e dal ricatto della precarietà imposto ai poveri e al “ceto medio”. Qui ci vuole – ecco la “via ragionevole” da percorrere – una “un’integrazione culturale, sociale ed economica” che escluda l’euro, il quale sarebbe il vero nemico, il “pilastro del più grande progetto di predominio oligarchico nella storia del Vecchio Continente”. Che, sia detto a margine, ne ha viste di tutti i tipi e colori da quando il capitale domina strutture e sovrastrutture!
A quelle conclusioni sarebbe giunto uno la cui “prospettiva culturale” – tenetevi ben saldi! – è contemporaneamente “socialista, populista, nazionalista”. Pescando in un “filone giacobino” e proclamando quindi che “soltanto lo Stato nazionale può garantire un’effettiva sovranità popolare e la dignità dei lavoratori”, Bagnai è giunto a considerare questo come il momento di dire basta col “coartare salari e diritti dei lavoratori”.
Quanto ai rapporti con Grillo, sarebbero controversi. Ai 5Stelle Bagnai rimprovera “l’ambiguità e l’evanescenza di una strategia economica che mescola una diagnosi di destra e terapie di sinistra demagogica”. Una specie di sceneggiata che Grillo combatte coi suoi “vaffa” contro i mulini a vento del debito pubblico e della corruzione, e che servirebbe solo ad… “allarmare inutilmente i mercati”. I quali è sempre meglio tenerseli amici, se non altro per mantenere aperta la porta al… “socialismo” nel modello di Bagnai e soci.
A metà dicembre 2013, Bagnai ha persino entusiasticamente partecipato ad un Convegno organizzato dalla Fondazione Nuova Italia di Alemanno: “L’Euro contro l’Europa?”. A introdurre il dibattito sedeva il filosofo “orgogliosamente marxista”, Fusaro, pronto a denunciare un “capitalismo assoluto” in favore di uno “relativo” capace di sottrarsi alla tirannia dei mercati finanziari. Che ci si debba mettere sugli attenti, lo si deve anche alla presenza di personaggi altolocati come gli economisti Jacques Sapir dell’École des hautes études en sciences sociales di Parigi, già consulente dei governi socialisti francesi e supporter del Front de Gauche (ammirato da Marine Le Pen), e Brigitte Granville, direttrice del Centro di ricerca sulla globalizzazione presso la Queen Mary University di Londra. Altri nomi eclatanti, oltre Alemanno: Stefano Fassina, Luigi Casero, Guido Crosetto e naturalmente Bagnai.
Del tutto evidente il trattarsi di un medesimo mondo presentato con etichette differenti (ma poi non tanto!). E ci si rifà (a detta di Bagnai) all’economista Kaldor che nel 1971 prevedeva, con l’euro, una disgregazione politica dell’Europa. Occorrerebbe, oggi, recuperare una “forma di fraternità” che non badi a chi ci sta a fianco, e neppure quale sia la sua “carta d’identità e i suoi scopi reconditi… Basta, si dice un “minimo di buon senso”.
Una svalutazione provocata uscendo dall’euro, con capitale prelevati agli sportelli bancari e poi in fuga all’estero, sarebbe un allarmismo irrilevante, poiché – ecco uno spaccato del bel mondo che dobbiamo salvare! – chi i soldi li ha in abbondanza se li è “già portati all’estero”. Qui Bagnai non può che esclamare: “E ha fatto bene!” poiché l’euro è troppo valutato (rispetto al dollaro) e quindi, in un modo o nell’altro, sarà svalutato…
Ma eccoci al pezzo forte: abbiamo visto sopra la tempra morale del nostro (in “sofferto” allarme per le misere condizioni di salariati, precari e – ti pareva – ceti medi), il quale ora confessa: “Anch’io, che di soldi ne ho pochi (?) li ho portati all’estero, in modo del tutto legale, investendoli in un fondo dove ho pesato opportunamente dollaro e mercati emergenti, evitando l’Europa (il che non significa escluderla, perché non si devono mai mettere tutte le uova in un solo paniere, ed è sempre bene comprare “basso” per vendere “alto”).” Dunque, basta avere un po’ di “senno” per fare ciò che (udite! udite!) “credo abbiano fatto tutti quelli che mi leggono”… Proletario, cosa aspetti? “Investi i tuoi risparmi nella valuta rispetto alla quale sarai rivalutato (cioè il dollaro) e se vuoi rendimenti devi investire in economie che crescono (Usa e emergenti)”. Bagnai, nell’elargire questi consigli, è categorico: “Io ho già fatto quello che c’è da fare. Lei no? Mi dispiace.” E lo colloca nella categoria dei “fessi patentati”….
Insomma. “logica vuole” – questo è il pensiero (?) del nostro Bagnai – meglio svalutare, perfino di un 20%, una propria moneta nazionale recuperando però competitività, mentre con l’euro ci sarebbe più rischio. E poiché Bagnai definisce “dilettantesche scemenze” (e indubbiamente molte lo sono) le osservazioni critiche di alcuni alle sue idee, non se l’abbia a male se inglobiamo anche lui fra i tanti dispensatori di scemenze. Specie quando fa entrare in scena il potere d’acquisto, affermando che ci penseranno le imprese (con un costo delle materie prime in rialzo) usando le loro “strategie di prezzo ed orientate verso il comprimere i margini in caso di svalutazione per evitare di perdere quote di mercato…”. Se poi i prezzi al consumo “dovessero” aumentare anche del 10% (dice Bagnai), non sarebbe una tragedia!.... Dopo tutto la morale della favola è e deve restare sempre quella: sono i proletari destinati a ricevere randellate!
Insomma, dalla padella alla brace o, semmai, dalla brace si ritorna nella padella. Con un consiglio, sempre dell’economista Bagnai: se il tutto vi portasse ad un complesso di inferiorità, “parlatene con uno psicanalista: farete felici il vostro (o la vostra) partner.”
DCBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #06-07
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