Scuola: appunti per l'orientamento politico

Primi appuntamenti di stagione

Cosa ci porta alla mobilitazione?

Questa riforma della scuola è in corso da oltre 20 anni: aziendalizzare l'istituzione destinata alla formazione delle nuove generazioni; tagliarne i costi attraverso licenziamenti, precarietà, privatizzazioni; meritocrazia e miseria salariale per legare i magri stipendi alla produttività (da misurare “oggettivamente”); sistema di controllo e direzione sempre più accentrato e controllabile, autoritario. Questo è quanto la classe dominante impone per rispondere alla crisi economica.

Cosa significa crisi?

Nei decenni di espansione seguiti alla II GM, carichi di protagonismo sociale e conflitti, lo Stato cedette, per così dire, il welfare, lo sviluppo economico favorì il diffondersi di un certo “benessere” per qualche generazione. Negli anni '70 il ciclo ha iniziato a discendere, precipitando nel 2007 nelle spirali di una crisi strutturale, profonda e radicata. La crisi economica è crisi di profitti, profitti derivanti da sfruttamento, speculazione, guerre.

Che cosa è lo Stato?

È nelle prime società di classe, circa 4000 anni fa, che si affermano le prime forme di Stato, istituzione delle classi dominanti finalizzata a mantenere lo status quo. La classe borghese afferma il suo Stato dalla rivoluzione del 1789, da allora le sue forme si sono sviluppate attraverso due secoli di guerre, sfruttamento, oppressione e massacri. Il principio di esistenza della attuale classe dominante è il profitto economico e lo Stato lo deve garantire. Nelle fasi di espansione lo Stato può celare la sua essenza dietro una maschera democratica, ma quando la crisi si palesa non può che svelare la sua essenza autoritaria e violenta.

Quale ruolo hanno le forze politiche?

Nelle fasi espansive, le forze politiche possono influenzare la ripartizione di quota parte dei profitti realizzati, visto che sono abbondanti: la destra vorrebbe favorire i privilegi dei già ricchi, la sinistra – per mantenere la pace sociale tra i più poveri - punta alla conquista di “diritti” e allo “sviluppo democratico”.

Nella fase di ciclo discendente i margini di manovra spariscono, le direttive da applicare sono stabilite direttamente nei grandi centri del potere economico. Mentre la destra gonfia il produttivismo meritocratico e l'odio razziale, la sinistra appassisce nella retorica dei diritti e della partecipazione democratica, innocui e controllabili binari morti.

E quelle sindacali?

Almeno in parte, un secolo fa, i sindacati erano ancora utili per la difesa degli interessi delle classi lavoratrici, ma oggi non lo sono più. I sindacati maggiori, con i loro balletti, controllano e sabotano i settori più significativi della classe lavoratrice, in cambio ottengono riconoscimento istituzionale, la possibilità di finanziarsi, coinvolgimento ai tavoli. I sindacati minori sono soggetti alle stesse logiche e naufragano nell'utopia di difendere il capitalismo dai capitalisti. Non si tratta di tradimento, nella piena maturità del Sistema è la logica sindacale stessa ad essere destinata ad un'eterna sconfitta.

In che modo i lavoratori possono opporsi al peggioramento delle loro condizioni?

Non esistono scorciatoie o tattiche particolari. La semplicità dei fatti dice che, come lavoratrici e lavoratori, possiamo contare solamente sulle nostre forze. Siamo noi che dobbiamo non solo trovare il modo di reagire, ma anche trascinare dietro al nostro movimento gli enormi strati di esclusi – in larga parte giovani – che questa società produce: disoccupati, precari, masse di rifugiati in fuga dalle guerre, poveri. È necessario organizzare autonomamente il conflitto combattendo in toto le logiche che il Sistema impone.

Cosa intendete per organizzazione autonoma del conflitto di classe?

Avanzare le nostre istanze: 1) propagandando la difesa dei nostri interessi generali e di classe; 2) denunciando le forze politiche e sindacali esistenti; 3) costruendo momenti assembleari, autorganizzati, dal basso; 4) impegnandosi per costruire un partito indipendente della classe lavoratrice.

Cosa intendete per partito politico della classe lavoratrice?

Difendere gli interessi della classe lavoratrice significa denunciare il Sistema del profitto ed affermare la possibilità e la necessità di un nuovo ordine sociale. La crisi ci trascina al baratro delle miseria e della guerra. Il partito internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori alza il livello politico del problema, organizza le condizioni affinché un cambiamento rivoluzionario possa concretamente realizzarsi ed riuscirne vittorioso.

Quali sono gli obiettivi immediati da perseguire?

Nell'immediato gli embrioni, quali noi siamo, di tale partito vanno sviluppati e rafforzati. Nei luoghi di lavoro bisogna spingere per lotte genuine, collettive, che denuncino il ruolo nefasto di politicanti e sindacati e avanzino punti politici più alti e collettivi, in generale bisogna far proprio il senso di una alternativa possibile da perseguire concretamente. Le lavoratrici e i lavoratori che tutto fanno, tutto possono.

Quali sono gli obiettivi a lungo termine?

Se hai compreso con attenzione queste idee anche tu converrai che le alternative sono due: socialismo o barbarie. Non ve ne sono altre. Superare l'ordine socio-economico capitalista attraverso una rivoluzione delle lavoratrici e dei lavoratori o soccombere in esso. Le future generazioni dovranno crescere in un mondo di odio, paura e violenza o in una società nuova, finalizzata a realizzare il benessere collettivo, valorizzando ognuno, fondata sull'uguaglianza, la condivisione, e un rapporto armonico con la natura? Questa è la posta in gioco.

Cosa mi state proponendo concretamente?

Prima di tutto riconsidera con attenta lucidità tutto quanto è stato detto, dopo di che, se ritieni interessanti le nostre argomentazioni, non ti rimane che approfondirle prendendo contatto con i nostri compagni per aprire un momento di confronto e possibile collaborazione. Se son rose, fioriranno.

I compagni/e internazionalisti
Giovedì, November 12, 2015