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Home ›Bilanci in rosso dell’Inps (a spese dei proletari)
In un panorama ricco di imbrogli e malversazioni emergono i deficit di esercizio e i passivi patrimoniali dell’Inps, con le pesanti eredità dei disastrati fondi speciali (elettrici, trasporti, telefonici, dirigenti d’azienda, artigiani e coltivatori diretti). Buchi da miliardi.
L’incorporazione nel 2012 dell’Inpdap (Istituto previdenza lavoratori pubblici, con oltre 5 mld di rosso) è stata devastante, col raddoppio debiti verso lo Stato e riduzioni del patrimonio netto. Si è scaricato sull’Inps l’onere dei contributi previdenziali che per anni lo Stato ha intascato gestendo in modo fraudolento l’Inpdap. Anche per questo sono cresciute del 40% le spese correnti Inps: nel solo 2011-‘12 ben 78 mld in più, comprese le “prestazioni economiche temporanee” (malattia, maternità, Tfr pubblici, Cassa integrazione, assegni familiari: un totale di 36,3 mld) e “altri interventi” (pensioni sociali: 15,8 mld). Unendo gestione previdenziale e assistenziale, il rosso si allarga e l’interpretazione dei dati diventa un rebus; poi c’è la misteriosa “cassa liquida” dell’Inps: 26 mld. Inoltre, le pensioni non figurano mai al netto: silenzio, quindi, su quanto ritorna allo Stato in prelievi fiscali! Ogni lavoratore porta sulle spalle una pensione non propria: 126 assegni pagati per solo 100 contribuenti, mentre il Governo degli “affari borghesi” ha regalato agli industriali già 1 mld e mezzo (sgravi contributivi, durata tre anni) per “incentivare” le assunzioni. Sottraendoli all’Inps che si trova anche con 94 mld di contributi non riscossi…
Al presente, decine di migliaia di “esodati” sono in una situazione disperata, non avendo i limiti d’età: sono le conseguenze della famigerata legge Fornero. E, sempre per rendere il “clima” favorevole al capitale e penalizzante per i lavoratori, si aggira il fantasma della “flessibilità in uscita”: si attendono “proposte” – dichiara il ministro Poletti – che tengano conto delle possibili “coperture” della contabilità statale, uscite ed entrate che per la borghesia e il capitale sono vitali. O meglio, ipocritamente, tutto deve essere “sostenibile dal punto di vista sociale” ovvero la vita (per chi non può più essere sfruttato direttamente dal capitale) sarà “dignitosa, sì, ma compatibile col bilancio statale”. Chiaro l’obiettivo: garantire “vantaggi” per il capitale in generale e per le imprese in particolare. Dopo di che il serafico Poletti sentenzia: "Pensiamo che il problema reale non sia il reddito”, quello cioè di pensioni e salari… Pensiero dominante: rendere “allettanti” gli investimenti del capitale!
Qualche dato: sono 20.920.255 le pensioni erogate; solo 17.188.629 sono di tipo previdenziale, sostenute da contributi, mentre 3.731.626 sono le prestazioni assistenziali (pensioni, assegni sociali e trasferimenti agli invalidi civili). Le uscite, per le pensioni previdenziali, sono di 243.514 milioni di euro, ma con le prestazioni assistenziali (25.303 mln di euro) si arriva a una spesa lorda complessiva di 268.817 mln. E le entrate? Quelle correnti sarebbero circa 314 miliardi, dei quali 211 mld sono contributi e 98 mld sono trasferimenti dal Bilancio dello Stato. Il saldo tra entrate ed uscite evidenzia un rosso di 7 miliardi. Conclusione: dal Bilancio sociale 2014 risulta che l’Inps ha speso circa 431 mld di euro, ma solo 303 mld sono le prestazioni istituzionali. Arbitrariamente vien fatto carico all’Inps della spesa per gli ammortizzatori sociali, con 6,1 mld di Cassa integrazione, 13,1 mld per le indennità di disoccupazione e 3,4 mld per le indennità di mobilità. Chi, se non le vittime stesse dello sfruttamento capitalista, deve pagare gli “ammortizzatori sociali”, la Cassa integrazione, i contributi figurativi e quant’altro?
Ed ecco le “qualità di vita” dei pensionati: il 42,5% (6,5 milioni di persone), ha un “reddito” inferiore a mille euro al mese. Tra questi, il 12,1% (un milione 880mila persone) sopravvive con meno di 500 euro nella miseria, emarginazione e disperazione (aumentano i suicidi fra gli anziani, nonostante non vi siano più dati dal 2010!). I “baciati dal Signore” (724mila, pari al 4,6%) hanno invece un reddito medio mensile di oltre 4.300 euro.
Demagogicamente, soggetti come Monti (alla Fornero si deve l’ultima famigerata legge) e altri onorevoli di Scelta civica, da ipocriti burocrati del capitale quali essi sono, fingono ora di elaborare (?) proposte di un aumento degli assegni previdenziali più bassi. Al loro fianco, oltre a Berlusconi che ai suoi tempi prometteva pensioni minime a 1000 euro, sgomita anche il premier Renzi (detto il Bomba…) che prudentemente rimanda però eventuali aumenti solo a partire dal 2018, dando la possibilità a qualche centinaio di migliaia di anziani di poter lasciare definitivamente questa valle di lacrime. E con 4 milioni di pensionati ultraottantenni, l’ideale sarebbe quello di poter sfoltire le fila…
Comunque, ci vogliono le “coperture finanziarie” (rispettare le regole del capitale!) per qualche decina di miliardi: altri “tagli di spesa e nuovi modelli previdenziali” vanno studiati. Per addolcire la pillola si sparano balle quali l'abrogazione di enti inutili e dispendiosi, l'abbassamento agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, ecc. La verità è che c’è in gioco “l’interesse nazionale” e – quando il capitalismo è “in difficoltà” – è il salario, specie quello differito, che deve essere ridotto ai minimi (alla faccia delle “conquiste sociali”) mentre si “ristruttura” e precarizza il mondo del lavoro
E poiché si sarebbero alzate le “aspettative di vita”, col rischio di far “godere” le pensioni per troppi anni, bisogna alzare l’età pensionabile per salvare le casse dell’Inps, utilizzabili per altri “usi e consumi”…
DCPS – Sotto il sole d’agosto, l’Inps ha effettuato il rimborso del 12,4% di quanto il Governo Monti aveva negato ai pensionati (17,6 mld di euro) abolendo la indicizzazione delle pensioni. Il taglio era stato bocciato come “illegittimo” dalla Corte Costituzionale ma Renzi – per il bene del Paese – ha “restituito” solo 2,1 mld a 4,5 milioni di pensionati, con cifre da un minimo di 263 a un massimo di 601 euro, regolarmente tassate!
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11-12
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