Ordine del giorno e conclusione dei lavori congressuali

Il secondo Congresso del Partito Comunista Internazionalista approva il corpo di tesi presentato dal Comitato del Congresso come base politica dell'organizzazione ed attività del partito, e nel demandarne l'applicazione ai suoi organi centrali, riafferma quanto segue:

  1. La natura stessa del P.C.Int., come Partito della classe operaia, indica e delimita i suoi compiti nel quadro di una tattica e strategia di classe in stretta aderenza con una piattaforma aggettiva di reali rapporti economici e di sviluppo su cui poggia solidamente la enunciazione delle leggi che presiedono alla vita sociale ed in certi limiti il grado di previsione storica del suo sviluppo successivo.
    Per questa aderenza il Partito respinge da sé tanto le concezioni della pratica dell'attivismo volontarista che si giustifica dietro la visione idealistica della Storia e delle lotte operaie, come la concezione e la pratica dell'inattivismo determinista. Il Partito non si forma per germinazione spontanea, ma sulla base dell'attività costante legata alla vita delle masse operaie e delle loro lotte. Soltanto così il Partito potrà assumere nel tempo e nello spazio la classica funzione di ritorno sulla base materiale offerta dalle condizioni obiettive del sistema capitalista.
  2. I compiti del Partito possono essere così riassunti:
    a) la propaganda dei suoi principi e la continua elaborazione dei suoi sviluppi;
    b) la partecipazione attiva a tutte le lotte operaie per le rivendicazioni immediate, con l'obiettivo del loro raccordamento con gli scopi finali rivoluzionari;
    c) la direzione dell'insurrezione per l'assalto rivoluzionario del potere;
    d) la gestione del potere nella dittatura del proletariato e la costruzione dell'economia socialista.
    In tutte le situazioni in cui non sia ancora possibile la lotta diretta per la conquista del potere, il Partito deve esplicare inseparabilmente i primi due compiti essendo inconcepibile una sua assenza dalle lotte anche parziali ed immediate del proletariato.
  3. Il Partito, dal Congresso di Livorno in poi, non ha mai fatto proprio l'astensionismo di fronte alle campagne elettorali come principio informatore della propria politica, come non hai mai accettato ne accetta il partecipazionismo sistematico e indifferenziato, come è nella sua tradizione di classe. Il Partito valuterà volta a volta il problema della sua partecipazione secondo l'interesse politico della lotta rivoluzionaria e sempre quando sia possibile mobilitare attorno a questo intervento una parte, seppure modesta, di proletari coscienti.
  4. Entrando nel vivo della questione sindacale categoricamente afferma che compito del Partito e dei suoi gruppi di fabbrica, è di essere in condizione di intervenire in ogni agitazione per svolgere opera chiarificatrice e di orientamento, e, se le condizioni e i rapporti di forza lo permettono, di prenderne anche la direzione politica.
    Il Partito riterrà, quindi, sempre opportuno di intervenire alle manifestazioni della vita operaia, vista la possibilità o no di presentare, sopratutto nelle elezioni delle commissioni di fabbrica, una lista autonoma di partito, motivandola politicamente con apposita mozione.
  5. Di fronte al concentramento russo di capitale, di forza, di produzione e di potere, dichiara che esso è, quanto quello americano, una forza egemonica sul piano delle forze capitaliste in urto sulla scena mondiale.

Dalle tesi sui compiti del partito di classe presentate al Congresso di Firenze (1948)

Di fronte alla polarizzazione degli stati e dei partiti in vista di un nuovo conflitto imperialistico, il Partito Comunista Internazionalista prende aperta e frontale posizione contro entrambi gli schieramenti e denuncia la criminale manovra che tende, da una parte e dall'altra, ad identificare la causa contingente o finale del proletariato con la vittoria di questo o di quello, e si prepara ad opporre il disfattismo rivoluzionario alla guerra, e ai blocchi dell'imperialismo la lotta per la preparazione rivoluzionaria del proletariato.

Come denuncia nell'America e nelle democrazie occidentali il fondamentale pilastro del regime internazionale capitalista, cosi denuncia l'ipocrita presentazione della Russia come baluardo del socialismo e come stato operaio degenerato e, riconoscendo in essa e nella sua organizzazione economica, sociale e politica una delle forme storiche e fondamentali dell'imperialismo, afferma che la sua difesa, in tempo di pace come in tempo di guerra, non solo non si identifica ma contrasta con gli interessi fondamentali della classe operaia internazionale.

Il Partito Comunista Internazionalista combatte la tattica dell'appoggio a pretesi moti nazionali e delle cosiddette lotte di emancipazione delle colonie, che sono di fatto un particolare travestimento delle competizioni internazionali fra le maggiori potenze imperialistiche; considera chiusa anche per i paesi coloniali e semi-coloniali l'epoca storica della rivoluzione borghese e aperta quella della rivoluzione proletaria e, di fronte alle vuote parole della libertà e della indipendenza nazionale, afferma che l'emancipazione dal giogo dell'imperialismo può essere solo la risultante della vittoria internazionale del proletariato sul regime internazionale della produzione capitalistica.

Le teorie sono valide se confermate dalla storia

Da Battaglia Comunista 14, sett. 1952

Contro coloro che affermano la "necessità dialettica di lottare per la vittoria delle rivoluzioni borghesi sul regime feudale per favorire l'avvento della produzione capitalista" noi affermiamo che dopo due guerre mondiali, quando cioè il mondo è praticamente diviso in due zone d'influenza imperialistica, il trasformarsi delle colonie e delle zone in genere ad economia extra-capitalista, in nazioni ad economia capitalistica non ha più i caratteri della fase ascendente del capitalismo ed è storicamente chiuso il ciclo delle rivoluzioni e delle guerre d'indipendenza nazionale; e quando tali rivoluzioni e guerre tuttora avvengono esse hanno carattere marginale ed ogni volta vengono circoscritte e spostate sul piano dell'interesse di questo o quell'imperialismo e su questo piano si esauriscono.

E precisavamo che

“non si tratta più di lottare per la vittoria delle rivoluzioni borghesi sul regime feudale,che porrebbe il partito proletario sullo stesso terreno d'azione del capitalismo,ma si tratta di porre il proletariato coloniale sul piano dell'urto di classe, il solo che serve a pungolare il capitalismo perché risolva con i "suoi" mezzi i problemi della "sua" conservazione.”

Dalla dialettica al sofisma

Da Battaglia comunista 15, ott. 1952

Quale deve essere oggi l'atteggiamento dei rivoluzionari e della organizzazione nella quale militano di fronte alla guerra imperialista in genere e ai suoi protagonisti in particolare?

Se ci si muove, come ci dobbiamo muovere, sulla linea del disfattismo rivoluzionario ai fini pratici delta lotta del proletariato, non ha alcuna importanza, o ne ha una del tutto astratta ed intellettualistica, buona semmai per i metafisici e non per i rivoluzionari, sapere se e quale dei protagonisti del terzo conflitto mondiale porterà nel suo seno la carica storica dei “progressivo” o del “regressivo” e se ai fini del destino del proletariato sia augurabile la vittoria dell'uno o dell'altro dei ladroni imperialistici.

Che cosa poi voglia significare auspici di questo genere senza un apporto diretto delle forze interessate alla realizzazione di ciò che si auspica, noi non sappiamo. È comodo semmai a chi, come Bordiga, riduce la dialettica ad un giuoco, non davvero fascinoso, di idee astrali ed esaurisce il suo compito di "capo" nel ripetere per tutta la durata della seconda guerra mondiale l'augurio per la vittoria dei regimi nazi-fascisti, mentre noi osiamo chiedere ai compagni se per caso non avessimo fatto male a seguire il destino (quello dei fessi, direbbe Amadeo) di difendere in altra sede, con altri mezzi e con altre idee la tradizione rivoluzionaria della Sinistra italiana.