Fiat di Nola, confermati i licenziamenti

Lo Stato mostra il proprio volto

Il 21 maggio si è tenuta l’udienza riguardante il ricorso presentato dai cinque operai che nel giugno del 2014 vennero licenziati della Fiat per aver esposto un fantoccio "impiccato" raffigurante Marchionne, durante una manifestazione tenutasi ai cancelli dell’impianto di Nola. La manifestazione satirica venne organizzata dagli operai in seguito al suicidio di una loro collega ed intendeva portare l’attenzione sulle condizioni di sfruttamento presenti in fabbrica e sullo stato di disperazione nel quale versano gli operai messi continuamente in cassa integrazione.

Abbiamo già abbondantemente raccontato questa vicenda nell’articolo “Da Nola a Melfi, la Fiat licenzia e sfrutta” precisando che la reale ragione del licenziamento andava ben oltre le motivazioni ufficiali della Fiat: si è trattato di un atto repressivo, portato avanti dalla dirigenza aziendale per estromettere definitivamente questi lavoratori ribelli dal gruppo industriale ed allo stesso tempo intimidire gli altri operai.

A quasi un anno dalla lettera di licenziamento si è tenuta a Nola l’udienza per valutare il ricorso degli operai. La sentenza è stata comunicata solo lo scorso 4 giugno. Il giudice ha rigettato il ricorso, confermando i licenziamenti. A questi lavoratori, ed alle loro famiglie, va la nostra vicinanza e solidarietà. I lavoratori adesso potranno ricorre in appello ma nel frattempo si troveranno senza fonte di reddito, persa – con il licenziamento – anche la cassa integrazione.

Allo stato attuale è difficile prevedere come andrà a finire questa vicenda. L’accusa è a dir poco ridicola ma, come dicevamo, si tratta di un processo politico, dove i rapporti di forza sono, per adesso, nettamente favorevoli al padrone. La Fiat è ovviamente spalleggiata dallo Stato (sotto tutte le sue forme) mentre dall’altro lato della “barricata” vediamo una fabbrica che ancora dorme. Infatti, tranne qualche eccezione, i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano e Nola non si sono mobilitati per sostenere la battaglia dei licenziati. Questo dato rappresenta un forte elemento di debolezza, contribuisce a determinare rapporti di forza ancor più favorevoli alla controparte padronale.

Ritmi infernali in fabbrica, infortuni spesso occultati, cassa integrazione, licenziamenti nell’indotto ed adesso anche i licenziamenti politici. I cinque operai licenziati, insieme agli altri lavoratori che avevano dato vita al “Comitato di lotta”, in questi ultimi anni hanno promosso diverse iniziative, anche cercando di coinvolgere gli altri lavoratori, ma fino a quando gli operai (impiegati in fabbrica o in cassa integrazione) non si svegliano e si compattano intorno alla difesa dei comuni interessi, sarà sempre difficile mettere in campo forme di lotta potenzialmente più incisive. Per quello che possiamo, il nostro appello va quindi agli operai di Pomigliano, Nola e dell’indotto: non lasciate soli i vostri colleghi licenziati! La Fiat in questi anni vi sta spremendo come limoni e non esita ad estromettervi dal ciclo produttivo quando non servite, ovvero quando non garantire al padrone i desiderati margini di profitto! Aprite gli occhi, il futuro di tutti voi è in bilico. Se passano definitivamente questi licenziamenti sarà una sconfitta per tutti voi, un ennesimo passo indietro di fronte al padrone.

Speriamo che questa vicenda – nel suo complesso – possa essere di insegnamento, stimolare la riflessione tra tutti gli operai, ad iniziare da quelli più impegnati e combattivi. L’impegno di tutti i lavoratori deve andare verso l’unità, per la difesa dei comuni interessi di classe, rigettando le illusorie promosse dal sindacalismo confederale e la logica di bottega che si nasconde spesso dietro le varie bandiere e sigle sindacali, logica che produce sempre divisione. Diventate voi protagonisti, divisi resterete deboli ed impauriti, solo unità e partecipazione possono creare i presupposti per cercare di rispondere agli attacchi padronali che state subendo.

L’accusa alla base dei cinque licenziamenti è talmente ridicola che potrebbe anche cadere durante l’appello ma nel frattempo il padrone riesce a prendere tempo e i lavoratori licenziati restano senza fonte di reddito. L’udienza è arrivata ad un anno dalla lettera di licenziamento, il tutto in barba alla stessa Legge Fornero, la quale prevedeva tempi brevi per i ricorsi riguardanti i licenziamenti. Per tale ragione una settimana prima dell’ annunciata udienza due operai erano saliti sopra una gru in p. Municipio, bloccando per una settimana i lavori del cantiere della metropolitana. Un gesto di protesta, per chiedere che l’udienza non fosse rimandata. Sfruttare la burocrazia per allungare i tempi è infatti un gioco portato avanti dalla Fiat già in passato. Basti pensare che uno dei cinque operai licenziati, dopo anni di lungaggini burocratiche, era riuscito a vincere la causa contro un precedente licenziamento ma immediatamente è scattato, guarda caso, di nuovo il licenziato per la vicenda del fantoccio impiccato…

Lo Stato fa le leggi per i padroni e quando queste leggi non funzionano come si desidera… nemmeno le applica, come dimostra la vicenda dei licenziati.

Si parla spesso di “libertà di critica”, vediamo quotidianamente attori mettere in scena spettacoli satirici ma ai pezzi grossi della TV spesso viene dato spazio anche per alimentare l’illusione della “libertà”; quando sono gli operai ad adoperare la satira contro la Fiat… questi vengono addirittura licenziati.

I politicanti si riempiono la bocca parlando di “libertà” e “democrazia”, la verità è che questa “democrazia” è solo un grosso inganno. In una società divisa in classi sociali, sfruttati e sfruttatori, padroni e proletari, non esisterà mai uno Stato “al di sopra delle parti”, i lavoratori devono rigettare questo inganno. O si è per l’abolizione del sistema dello sfruttamento oppure si è per mantenere in vita il sistema dello sfruttamento. O si è con i lavoratori oppure si è con i padroni, non ci sono mezze vie. Le forze politiche istituzionali che dicono di schierarsi con i lavoratori, o che si definiscono “antisistema”, permettono solo allo Stato di nascondere la propria natura padronale.

È una illusione – a volte alimentata anche da forze politiche extraparlamentari – pensare che i lavoratori per condurre le loro battaglie possono avere aiuto da pezzi delle istituzioni, “sfruttando le contraddizioni” e le lotte interne alle forze politiche borghesi. Possono litigare tra di loro per contendersi fette di potere e di profitto ma, in ultima istanza, le diverse fazioni politiche borghesi saranno sempre pronte ad unirsi quando si tratterà di andare contro i lavoratori e salvaguardare il sistema del profitto. Tutto questo lo abbiamo visto chiaramente durante la vicenda della protesta sulla gru. Magistratura, polizia, governo centrale e locale, tutti uniti contro gli operai. Ed il comportamento forse peggiore, proprio perché ingannevole, lo ha avuto la giunta comunale. La protesta degli operai sulla gru avveniva a pochi metri dalla sede comunale ed era ovvio che la giunta capeggiata da de Magistris – la quale si presenta come forza “antisistema” e portatrice della “rivoluzione arancione” – doveva dare una parvenza di solidarietà. Ma questa solidarietà formale serviva solo al sindaco – in forte calo di consenso – e alla giunta a pararsi il culo, per mostrarsi “diversi dagli altri”. Nella sostanza la giunta comunale ha agito in sintonia con il resto dell’apparato statale. La presenza sulla gru di un operaio, licenziato con motivazioni ridicole da una grande multinazionale, impediva l’inaugurazione della nuova fermata, che doveva avvenire in pompa magna, con la presenza di Renzi. La protesta dell’operaio sulla gru aveva bloccato i piani propagandistici dei politicanti, aveva messo il governo in una situazione di difficile gestione. Ci ha pensato quindi de Magistris a risolvere il problema a Renzi e company, strumentalizzando la tragedia di Secondigliano e decretando il “lutto cittadino”, rimandando così l’inaugurazione.

I lavoratori devo agire sempre in autonomia rispetto alle “istituzioni”, consapevoli che se riescono a strappare qualcosa ciò avverrà non grazie alla vicinanza di questa o quella forza istituzionale ma solo se saranno stati in grado di creare rapporti di forza favorevoli. E questa forza può venir fuori solo dalla partecipazione dei lavoratori stessi, dalle loro lotte, non c’è altra via.

“Democratico” o “fascista” lo Stato sarà sempre espressione degli interessi degli industriali, dei banchieri, di tutta la classe padronale ed agirà sempre contro gli sfruttati. Questo i lavoratori se lo devono mettere bene in testa! Lo Stato indossa l’abito “rosso”, “bianco” o “nero” a seconda della necessità del momento. Oggi, in una fase di crisi economica – generata dalle stesse contraddizioni di questo barbaro sistema – lo Stato riduce progressivamente gli spazi della cosiddetta “libertà democratica” per ostacolare la reazione degli sfruttati.

I lavoratori non dovranno mai fare il tifo per questo o quella forma di Stato padronale ma il loro impegno politico deve puntare unicamente verso il superamento delle istituzioni borghesi, per il passaggio del potere decisionale nelle mani dei proletari con la creazione dei nuovi organismi di potere decisionale, dai quali dovranno essere estromessi gli industriali, i banchieri, i padroni di ogni genere e i loro servi politici.

Il potere proletario è il primo passo necessario per cambiare dalle fondamenta la società, ovvero per abolire il sistema dello sfruttamento, organizzando diversamente la produzione, socializzando le fabbriche, mettendo al centro il soddisfacimento dei bisogni umani e non il profitto. Sappiamo quanto questo sia difficile ma è l’unica prospettiva politica alla quale i lavoratori devono affidarsi e per la quale bisogna lavorare, fin da oggi.

Solidarietà agli operai licenziati! Lavoriamo per l’unità ed il protagonismo dei lavoratori! Rilanciamo la lotta di classe proletaria! Impegniamoci per radicare fin da oggi tra i lavoratori un progetto politico che conduca domani al potere proletario e all’abolizione del sistema di sfruttamento!

NZ
Venerdì, June 26, 2015

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.