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Home ›Sulla pelle dei migranti e di tutto il proletariato
Ceto politico benpensante e dal buon senso infuso specula miseramente sulle ragioni di chi è costretto a migrare, divise principalmente tra quelle a carattere economico e quello politico, tra chi deve abbandonare la propria terra alla ricerca di condizioni di vita sostenibili e chi fugge da guerra e regimi oppressivi.
Senza dubbio, più che buone – per così dire – le ragioni che spingono profughi e perseguitati politici a cercare rifugio all'estero abbandonando le loro terre, ma di certo non sono futili motivi nemmeno quelli di chi muore di fame. Al di là del fatto che le guerre sui martoriati territori di provenienza dei rifugiati sono in larga parte finanziate da centri imperialisti rivali, al fine di garantirsi lo sfruttamento di materie prime, sopra e sottosuolo, della forza lavoro dei territori in questione, nonché migliori posizionamenti geo-strategici. Questo depredare causa evidentemente miseria e fame generalizzata, vanno perciò considerati i territori in cui non vi siano fisicamente in atto conflitti armati - e da cui comunque si fugge - non pacifici e sicuri luoghi in cui vivere, ma in bilico, costantemente oppressi da interessi e sfruttamento imperialisti, oltre che da locali bande borghesi. Sono evidentemente legate le varie ragioni dell'esodo, inscindibile "effetto collaterale" peculiare all’attuale forma imperialista.
Per i migranti economici - cioè i miserabili a cui è stato sottratto tutto e sono state distrutte dallo sfruttamento le economie di sussistenza sulle quali la vita delle popolazioni si reggeva (vedi ENI nel delta del Niger) - le condizioni poste alla base dei respingimenti assumono qui la natura grottesca e paradossale degli insulsi principi fondanti del pensiero borghese - basati sul profitto, esprimono rapporti sociali fra cose e non fra persone - in tutto il loro "splendore democratico".
Respinte le ragioni dei migranti e della loro miseria, sempre democraticamente, si qualifica la loro condizione come "clandestina", a sancire uno status al di fuori delle regole, borghesi naturalmente. Un po' come presentarsi all'ospedale, esporre il problema al medico e questi, dopo aver valutato suoi particolari interessi economici, sentirlo rispondere che "non ha nulla", che "può andare". Allo stesso modo, dunque, “tu”, migrante, non hai di che sfamare te e la tua famiglia, i tuoi figli, non hai un tetto sulla testa, cure mediche e medicine, niente istruzione; nel tentativo di porre rimedio a questa situazione passare nell'illegalità è semplice, quasi inevitabile verrebbe da dire dire trasformarsi in pericoloso reietto perché povero in canna. Criminalizzare la miseria, legalizzare i soprusi, alla fine questa è l'unica soluzione offerta dalla borghesia. Non ci si crede...
Questo lo sfondo materiale su cui imperversa il torbido gioco politico, devastando programmi e approfondimenti, su TV e carta stampata. Una ciurma di dogmatici, ipocriti e squallidi, difensori della nazione, pseudo-legalitari, che brandiscono a loro esclusivo vantaggio norme, codici e interminabili "procedure che vanno rispettate", manifestini elettorali da sventolare sotto il naso di un proletariato attonito e stordito come il pugile della decima ripresa. Uno spettacolo da far accapponare la pelle, la divisione degli uomini in serie "A" e "B": quelli con la ruspa, naturalmente di serie "A", e quelli la cui casa è stata distrutta, di serie "B" appunto. La peggiore delle menzogne, quella razzista, tutta farina del sacco borghese.
La principale strategia adottata dalla destra o la sinistra elettorale – sempre borghese a prescindere dalla confezione ideologica proposta – è quella della divisione del proletariato. All'esodo di massa, cui è impossibile porre limiti, il comitato di affari borghese, costituito nella "santa" Unione Nazionale prima, ed Europea dopo, promuove e adotta un "commercio" di privilegi il cui scopo principale è la stratificazione della classe operaia, dividendola in "ultimi e penultimi". Particolarmente importante diviene veicolare disparità sociali attraverso pelose concessioni (al ribasso), certamente non generoso frutto della tanto ostentata accoglienza, ma strumentale al controllo delle tensioni sociali. Diversamente, c'è il rischio – per la borghesia – che si componga l'unità di intenti tra gli stessi proletari migranti e i proletari residenti, formando così un mix pericoloso ed altamente infiammabile.
Il ruolo di sindacati e forze politiche istituzionali "vicini" alla classe operaia, a cui va aggiunta anche la componente religiosa, rispetta sempre lo stesso ordine del giorno, svolto all'insegna di questa esigenza di disgregazione del proletariato e di costruzione del consenso in forma borghese e imperialista. È quindi chiaro che la borghesia un suo "programma" c'è l'ha, adatto ad imporre il suo dominio ideologico. È compito delle avanguardie comuniste diffondere il programma rivoluzionario - e non riformista delle false conquiste, che rafforza le forme borghesi di dominio - tra i proletari autoctoni e migranti e dotare cosi la classe operaia del suo strumento di lotta, ovvero il partito di classe.
GKBattaglia Comunista #10
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