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Home ›La sanità nel paese faro della civiltà
Negli Stati Uniti sono oltre 50 milioni le persone prive di assistenza sanitaria
Il presidente Bush non crede soltanto fermamente in Dio e nella Bibbia ma anche nella “medicina privata”. Con una mano sul portafoglio, lo ha dichiarato ponendo il veto ad una proposta di legge che estendeva a 4 milioni di bambini, che ne sono privi, la copertura sanitaria pubblica, fino ad oggi valida per 6 milioni di bambini appartenenti a famiglie “povere” costituite da quattro persone e con un reddito inferiore ai 40mila dollari l’anno.
Si sarebbe trattato di alzare la soglia ufficiale di povertà almeno a 60mila dollari (alla Camera si sono proposti 83mila dollari) garantendo la sanità complessivamente a 10 milioni di bambini. Tutto questo mentre si parla ufficialmente di 47 milioni di persone prive di copertura sanitaria pubblica, cioè senza assistenza se non per le prestazioni d’emergenza nei pronti soccorsi. Prestazioni che non coprono comunque le spese per medicinali e che sono riservate unicamente a chi si trova sotto la soglia di povertà, al di sopra della quale o si paga o ci si spara....
Che non si tratti di puri capricci ideologici del battagliero Bush lo attestano le influenti proteste che avevano sollevato le aziende del tabacco (un aumento delle tasse sulle sigarette doveva coprire in parte i costi della legge) e delle assicurazioni private timorose di perdere clienti che si svenano pur di pagarsi una minima copertura.
Va premesso che il costo del nuovo programma sanitario si aggirerebbe attorno a 7 miliardi di dollari in più all’anno, cioè quanto si spende in un mese per la “liberazione” dell’Iraq da parte del governo Usa, esportatore di democrazia e... predatore di petrolio.
Intanto, sempre negli Usa, le tariffe private delle cure mediche rincarano di anno in anno: gli aumenti delle assicurazioni, “offerte” ai propri dipendenti dalle grandi aziende, come parte indiretta dello stipendio, ora sono scaricate direttamente sui dipendenti (soltanto il 60% delle aziende sotto i 200 dipendenti aveva fino ad oggi contribuito al pagamento di assicurazioni sanitarie).
E mentre le coperture assicurative si riducono, i ticket su molte prestazioni e visite mediche arrivano fino a 40 dollari. Nel contempo occorrono 200 dollari, come minimo, per il ricovero in ospedale. Durante gli ultimi sei anni ogni assicurato ha dovuto sborsare di tasca propria una media di oltre 12mila dollari, tenuto conto che un’assicurazione privata costa almeno 400 dollari al mese per persona e più di un migliaio di dollari per una famiglia di 4 persone.
È la guerra di tutti contro tutti dove i proletari sono aizzati gli uni contro gli altri, sani contro malati, non fumatori contro fumatori, single contro genitori prolifici, magri contro obesi. Tempo fa avevamo letto (P. Savona su Il Sole/24 Ore) della necessità di...
ridurre il peso degli oneri sociali sul costo del lavoro, poiché in una società sviluppata bisogna mantenere lo spirito di iniziativa [privata - ndr] e occorre che i cittadini (proletari - ndr) si diano carico in misura crescente del proprio futuro. Si chiama responsabilità individuale ed è alla base di questa fase del capitalismo mondiale, piaccia o non piaccia.
L’esempio, allora e oggi, era quello americano, vero e proprio faro della occidentale civiltà.
Il capitalismo - privato o statale, è la stessa cosa - contabilizza il salario sia diretto che indiretto come costo di produzione.
Gli attacchi, a causa della strisciante crisi che sta tormentando il capitale, demoliscono giorno dopo giorno quello che voleva essere un vanto borghese: lo Stato sociale. Cosicchè mentre continuano gli attacchi al salario diretto si assestano colpi su colpi a quello indiretto, finora trattenuto a favore dello Stato, per destinarne una parte ai servizi erogati al “pubblico”.
Nella società borghese, basata sulla divisione in classi (borghesi e proletari, sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri), ogni tipo di rapporto è mercificato e, direttamente o indirettamente, sottoposto al fondamentale rapporto fra capitale (possesso dei mezzi di produzione) e lavoro (vendita della forza-lavoro).
Tutto ciò ora sta avvenendo anche per i servizi sociali (sanità, assistenza, ecc.), sottoposti ai medesimi bilanci di entrata/ uscita delle aziende, fino ad essere prodotti anch’essi come merci. Il loro valore di scambio, il loro prezzo - salute compresa - domina sul loro valore d’uso.
Quindi, chi ha il denaro si paghi l’assistenza; chi non ce l’ha preghi sulla Bibbia, negli Usa, e in Italia sull’immagine di padre Pio santificato per la bisogna.
L’illusione di un uguale diritto alla salute per tutti i “cittadini” è definitivamente sepolta in ogni economia capitalista sotto il deficit statale. In base al pubblico bilancio, tutte le spese sociali sono comunque eccessive, da tagliare anziché da aumentare a causa dei limiti propri del sistema. Le esigenze e convenienze del capitale s’impongono sia con lo sfruttamento del lavoro di milioni di uomini e donne sia con l’aumento della loro miseria e sofferenza. Esattamente quello che sta accadendo, in America, in Asia, in Africa e in Europa.
dcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 2008
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